Tutti gli esseri umani hanno diritto all’anima divina, non solo gli Yahùd!
Ank, il soffio vitale d’Aton, Figlio di Ra, il suo Spirito Santo, sarà trasmesso ad ogni cellula uomo. Allora tutti quelli che avranno l’albero della vita originario, fin dall’inizio del mondo, saranno mutati in un lampo, leveranno le mani al cielo per giurare e confermare il patto dell’alleanza con gli Elòim Creatori.
Ank, il soffio vitale d’Aton, Figlio di Ra, il suo Spirito Santo, sarà trasmesso ad ogni cellula uomo. Allora tutti quelli che avranno l’albero della vita originario, fin dall’inizio del mondo, saranno mutati in un lampo, leveranno le mani al cielo per giurare e confermare il patto dell’alleanza con gli Elòim Creatori.
Sciacalli
Sabato 06 febbraio 1960. Ore 23.55
Era quasi mezza notte. Freddo inconsueto per Roma. Una pantera grigio verde della polizia si fermò davanti all'Hotel Rivoli, ai Parioli, dove aveva soggiornato Buscaglione per tanti mesi. Ne scesero tre uomini, due in divisa, uno in borghese. Un drappello di giornalisti li assaltò, tentando di fare domande al tizio in borghese, che rispose con parole triturate e cenni di fastidio. Era incavolato marcio. Entrarono. Arrivarono davanti alla porta della camera, chiusa poche ore prima, per l’inchiesta. I sigilli erano stati manomessi. L'uomo gridò: "Come hanno fatto ad entrare? Dove cazzo guardavate, coglioni! Coglioni!!" Il piantone vacillò, tramortito dalla potenza di quella voce. "Dottor Senigallia, io non c’entro… c’era l'appuntato Muzzi di guardia... quello dorme sempre... o tiene la sciolta..."
"Spostati! Ve la faccio venire io la dissenteria, smidollati! Avete fatto l'inventario?! Hanno portato via qualcosa?"
"Un macello, dottò, un macello... tutto, tutto... hanno arraffato di tutto e di più. C’è rimasto solo un paio di bretelle e la foto..."
"Maresca, siete degli incapaci! L'Italia sta per essere invasa dai comunisti, grazie ai cacasotto come voi!"
La camera sembrava un campo di battaglia, dopo la battaglia. Sul comodino spiccava una fotografia del Grande Fred e di Fatima, sua moglie, in una cornice col vetro rotto.
Il Commissario Senigallia si mise le mani nei capelli. "Pipistrelli d'albergo... commissà, che ci vogliamo fare?"
"Si dice topi, Maresca, topi! Ma questi non sono né topi, né pipistrelli, sono vampiri! Approfittare dei funerali per portargli via anche la biancheria è da sciacalli, anzi, da sporche iene di merda!”
"Non vi arrabbiate; quando avete finito con lo zoo, volevo spuntare la lista inventariale, ecco, hanno rubato le mutande, i calzini, i vestiti, dodici camice, nuove, nuove di sartoria..."
"Se li becchiamo me li lavoro con la fiamma ossidrica, st’infami! Sono dei bolscevichi di sicuro! E che altro manca?"
“Gli spartiti di musica, scritti a mano con i pezzi nuovi che progettava, tutti i dischi e l'organo Harmondo... commissà, una meraviglia, vi dico, un portento di tecnologia... tutto elettrico e onico..."
"E poi, appuntato?"
"La genda e la rùbbrica… erano chiene chiene d’appuntamenti e indirizzi... ah, commissà, lo sapevate che il Buscaglione era ipotecato fino al settembre del 1962, zeppo pieno d’impegni, tivù, concerti, dischi... senza l’incidente diventava milionario, ma milionario veramente, proprio adesso, povero guaglione!"
"E tu come lo sai, Maresca?"
"Ieri o dopo avevo dato una sbirciatina, prima che se le portavano via..."
"Maresca, Maresca, io che ti devo fare, adesso?" Gli strizzò forte una guancia, fin quasi a sollevarlo. "Lasciamo perdere, vattinne! Sta volta il trasferimento in Sardegna non te lo leva nessuna raccomandazione, anche se fosse del cardinal Ottaviani o del presidente Segni in persona!”
“Presidente sì, ma per poco, commissà, chillo sta cadendo… e si fa male, sale su uno di sinistra, sicuro, sicuro, fosse Fanfani?!”
“Menefreghisti, lassisti, comunisti! Ma ricordatevi che, come ha detto in America il ministro degli esteri Pella, l'Italia preferisce correre il rischio di un attacco atomico piuttosto che essere comunista!”
“Eh, però la bomba vacca fa venire ‘o male e capa, perciò il presidente Gronchi sta in Russia… viaggio ufficiale! Che ci volete fare, commissà?!”
“Maresca, ma allora tu sei proprio uno scassa palle! Ah già, i tuoi trascorsi di partigiano cattolico… fuori, tutti fuori!" Si guardò attorno sconcertato, passandosi le mani fradice di sudore fra i capelli: “Comunisti o fascisti non mi fregano… ma che furto e furto, questi andavano a caccia…”
“Di che cosa, commissà?” disse Maresca, facendo capolino dalla porta.
“Maresca, trasferimento in Sardegna, eh… vattinne!”
Sì, cercavano qualcosa… rimase solo a contemplare quello spettacolo desolante, e decise di non lasciare nulla d’intentato. Chiusa bene la porta, s’infilò un paio di guanti. Era caparbio e pignolo il commissario Senigallia. Iniziò a rovistare anche lui… dietro e dentro i mobili, sotto il letto, nel comodino da notte, in bagno… niente di niente, neppure a ridosso dei sanitari e nella vaschetta dello sciacquone del vater, sul balcone, attorno alle finestre. Stava trascurando qualcosa? I condotti dell’aria condizionata e l’impianto elettrico. Riprese l’opera, rimuovendo con cura le placche metalliche di prese e interruttori, e… finalmente trovò un oggetto, insulso, di scarso valore, poco allettante per un delinquente. Era, forse, un fermacarte o un souvenir… lo stava considerando. Non appena si voltò, un tizio gigantesco, vestito di nero, sbucò dal nulla e lo fulminò con un’occhiata fermamente bestiale.
Senigallia non ebbe il tempo di reagire, né di capire come fosse entrato, visto che la stanza era chiusa a chiave dall’interno. Un raggio paralizzante partì dall’arma che l’orrendo essere puntava su di lui.
“Questa la prendo io”, disse ridendo inumano, e afferrò la piccola piramide metallica.
Il commissario si era trasformato in una statua di cera. Intendeva perfettamente quanto stava accadendo, ma non poteva né muoversi, né parlare.
“Vorresti una spiegazione. Prima cosa, non indagare o ci rimetterai la pelle! Vedi… c’era una volta, tanto, tanto tempo fa, una flotta spaziale, che navigando nell’iperspazio sbucò nei pressi della Terra, e la trovò accogliente. Era il posto ideale per vivere: sole, acque pure, risorse naturali, aria salubre ed esseri primitivi da sottomettere. Gli scienziati di quella razza superiore, trasformarono il pianeta in un giardino d’incanto e aiutarono i selvaggi che l’abitavano ad evolversi ed a servirli, nel terrore. Ma un brutto giorno, la Confederazione si accorse di qualche piccola anomalia, sospettò deportazioni di massa di detenuti incorporei provenienti da vari sistemi solari. Disapprovò gli esperimenti genetici fatti sugli indigeni e sui prigionieri stessi. Dichiarò una guerra astrale senza precedenti e i signori del creato dovettero lasciare il pianeta, sconvolto dal diluvio, ma giurarono vendetta. Promisero solennemente che sarebbero tornati per riprendersi quanto era nel loro diritto.
Questa piramide è molto pericolosa per noi. Non siamo sciacalli o sporche iene di merda e neppure bolscevichi, bensì Sauri, Vigilanti, i guardiani delle grandi piramidi! Hai afferrato il concetto? Non credo, però adesso dormi, e rammenta solo di non indagare o ci rimetterai la pelle, uomo!”
Il commissario Senigallia crollò a terra. Lo svegliò Maresca, mezz’ora dopo, buttandogli un bicchiere colmo d’acqua fredda in faccia, non ricordava niente: “Commissà, siete svenuto come un cocomero maturo che ha battuta una capocciata tremenda contro un ammasso. Lavorate troppo!”
“Sta volta hai ragione Maresca.” Aveva un tragico mal di testa e il desiderio di deporre le armi. Decise di… lasciar stare quella storia, per tornare a casa da sua moglie. Era una settimana che non la vedeva. Ma sì, aveva combattuto anche troppo durante la guerra in Africa Orientale!
Era quasi mezza notte. Freddo inconsueto per Roma. Una pantera grigio verde della polizia si fermò davanti all'Hotel Rivoli, ai Parioli, dove aveva soggiornato Buscaglione per tanti mesi. Ne scesero tre uomini, due in divisa, uno in borghese. Un drappello di giornalisti li assaltò, tentando di fare domande al tizio in borghese, che rispose con parole triturate e cenni di fastidio. Era incavolato marcio. Entrarono. Arrivarono davanti alla porta della camera, chiusa poche ore prima, per l’inchiesta. I sigilli erano stati manomessi. L'uomo gridò: "Come hanno fatto ad entrare? Dove cazzo guardavate, coglioni! Coglioni!!" Il piantone vacillò, tramortito dalla potenza di quella voce. "Dottor Senigallia, io non c’entro… c’era l'appuntato Muzzi di guardia... quello dorme sempre... o tiene la sciolta..."
"Spostati! Ve la faccio venire io la dissenteria, smidollati! Avete fatto l'inventario?! Hanno portato via qualcosa?"
"Un macello, dottò, un macello... tutto, tutto... hanno arraffato di tutto e di più. C’è rimasto solo un paio di bretelle e la foto..."
"Maresca, siete degli incapaci! L'Italia sta per essere invasa dai comunisti, grazie ai cacasotto come voi!"
La camera sembrava un campo di battaglia, dopo la battaglia. Sul comodino spiccava una fotografia del Grande Fred e di Fatima, sua moglie, in una cornice col vetro rotto.
Il Commissario Senigallia si mise le mani nei capelli. "Pipistrelli d'albergo... commissà, che ci vogliamo fare?"
"Si dice topi, Maresca, topi! Ma questi non sono né topi, né pipistrelli, sono vampiri! Approfittare dei funerali per portargli via anche la biancheria è da sciacalli, anzi, da sporche iene di merda!”
"Non vi arrabbiate; quando avete finito con lo zoo, volevo spuntare la lista inventariale, ecco, hanno rubato le mutande, i calzini, i vestiti, dodici camice, nuove, nuove di sartoria..."
"Se li becchiamo me li lavoro con la fiamma ossidrica, st’infami! Sono dei bolscevichi di sicuro! E che altro manca?"
“Gli spartiti di musica, scritti a mano con i pezzi nuovi che progettava, tutti i dischi e l'organo Harmondo... commissà, una meraviglia, vi dico, un portento di tecnologia... tutto elettrico e onico..."
"E poi, appuntato?"
"La genda e la rùbbrica… erano chiene chiene d’appuntamenti e indirizzi... ah, commissà, lo sapevate che il Buscaglione era ipotecato fino al settembre del 1962, zeppo pieno d’impegni, tivù, concerti, dischi... senza l’incidente diventava milionario, ma milionario veramente, proprio adesso, povero guaglione!"
"E tu come lo sai, Maresca?"
"Ieri o dopo avevo dato una sbirciatina, prima che se le portavano via..."
"Maresca, Maresca, io che ti devo fare, adesso?" Gli strizzò forte una guancia, fin quasi a sollevarlo. "Lasciamo perdere, vattinne! Sta volta il trasferimento in Sardegna non te lo leva nessuna raccomandazione, anche se fosse del cardinal Ottaviani o del presidente Segni in persona!”
“Presidente sì, ma per poco, commissà, chillo sta cadendo… e si fa male, sale su uno di sinistra, sicuro, sicuro, fosse Fanfani?!”
“Menefreghisti, lassisti, comunisti! Ma ricordatevi che, come ha detto in America il ministro degli esteri Pella, l'Italia preferisce correre il rischio di un attacco atomico piuttosto che essere comunista!”
“Eh, però la bomba vacca fa venire ‘o male e capa, perciò il presidente Gronchi sta in Russia… viaggio ufficiale! Che ci volete fare, commissà?!”
“Maresca, ma allora tu sei proprio uno scassa palle! Ah già, i tuoi trascorsi di partigiano cattolico… fuori, tutti fuori!" Si guardò attorno sconcertato, passandosi le mani fradice di sudore fra i capelli: “Comunisti o fascisti non mi fregano… ma che furto e furto, questi andavano a caccia…”
“Di che cosa, commissà?” disse Maresca, facendo capolino dalla porta.
“Maresca, trasferimento in Sardegna, eh… vattinne!”
Sì, cercavano qualcosa… rimase solo a contemplare quello spettacolo desolante, e decise di non lasciare nulla d’intentato. Chiusa bene la porta, s’infilò un paio di guanti. Era caparbio e pignolo il commissario Senigallia. Iniziò a rovistare anche lui… dietro e dentro i mobili, sotto il letto, nel comodino da notte, in bagno… niente di niente, neppure a ridosso dei sanitari e nella vaschetta dello sciacquone del vater, sul balcone, attorno alle finestre. Stava trascurando qualcosa? I condotti dell’aria condizionata e l’impianto elettrico. Riprese l’opera, rimuovendo con cura le placche metalliche di prese e interruttori, e… finalmente trovò un oggetto, insulso, di scarso valore, poco allettante per un delinquente. Era, forse, un fermacarte o un souvenir… lo stava considerando. Non appena si voltò, un tizio gigantesco, vestito di nero, sbucò dal nulla e lo fulminò con un’occhiata fermamente bestiale.
Senigallia non ebbe il tempo di reagire, né di capire come fosse entrato, visto che la stanza era chiusa a chiave dall’interno. Un raggio paralizzante partì dall’arma che l’orrendo essere puntava su di lui.
“Questa la prendo io”, disse ridendo inumano, e afferrò la piccola piramide metallica.
Il commissario si era trasformato in una statua di cera. Intendeva perfettamente quanto stava accadendo, ma non poteva né muoversi, né parlare.
“Vorresti una spiegazione. Prima cosa, non indagare o ci rimetterai la pelle! Vedi… c’era una volta, tanto, tanto tempo fa, una flotta spaziale, che navigando nell’iperspazio sbucò nei pressi della Terra, e la trovò accogliente. Era il posto ideale per vivere: sole, acque pure, risorse naturali, aria salubre ed esseri primitivi da sottomettere. Gli scienziati di quella razza superiore, trasformarono il pianeta in un giardino d’incanto e aiutarono i selvaggi che l’abitavano ad evolversi ed a servirli, nel terrore. Ma un brutto giorno, la Confederazione si accorse di qualche piccola anomalia, sospettò deportazioni di massa di detenuti incorporei provenienti da vari sistemi solari. Disapprovò gli esperimenti genetici fatti sugli indigeni e sui prigionieri stessi. Dichiarò una guerra astrale senza precedenti e i signori del creato dovettero lasciare il pianeta, sconvolto dal diluvio, ma giurarono vendetta. Promisero solennemente che sarebbero tornati per riprendersi quanto era nel loro diritto.
Questa piramide è molto pericolosa per noi. Non siamo sciacalli o sporche iene di merda e neppure bolscevichi, bensì Sauri, Vigilanti, i guardiani delle grandi piramidi! Hai afferrato il concetto? Non credo, però adesso dormi, e rammenta solo di non indagare o ci rimetterai la pelle, uomo!”
Il commissario Senigallia crollò a terra. Lo svegliò Maresca, mezz’ora dopo, buttandogli un bicchiere colmo d’acqua fredda in faccia, non ricordava niente: “Commissà, siete svenuto come un cocomero maturo che ha battuta una capocciata tremenda contro un ammasso. Lavorate troppo!”
“Sta volta hai ragione Maresca.” Aveva un tragico mal di testa e il desiderio di deporre le armi. Decise di… lasciar stare quella storia, per tornare a casa da sua moglie. Era una settimana che non la vedeva. Ma sì, aveva combattuto anche troppo durante la guerra in Africa Orientale!