Tutti gli esseri umani hanno diritto all’anima divina, non solo gli Yahùd!
Ank, il soffio vitale d’Aton, Figlio di Ra, il suo Spirito Santo, sarà trasmesso ad ogni cellula uomo. Allora tutti quelli che avranno l’albero della vita originario, fin dall’inizio del mondo, saranno mutati in un lampo, leveranno le mani al cielo per giurare e confermare il patto dell’alleanza con gli Elòim Creatori.
Ank, il soffio vitale d’Aton, Figlio di Ra, il suo Spirito Santo, sarà trasmesso ad ogni cellula uomo. Allora tutti quelli che avranno l’albero della vita originario, fin dall’inizio del mondo, saranno mutati in un lampo, leveranno le mani al cielo per giurare e confermare il patto dell’alleanza con gli Elòim Creatori.
Viaggio al centro della Terra
Giovedì 17 giugno 1943. Ore 04.00
Avevano fatto un bagno caldo e cenato con parsimonia: legumi, riso e gur-gur tchai in abbondanza. Il compagno di Lilly russava a gonfie vele, ma sotto il cuscino teneva ben stretta una pistola, che dormiva con un occhio solo. Diffidenti i nazisti. La notte viaggiava verso il termine.
“Cosa cerca, signorina?”, bisbigliò una presenza nella penombra.
”Agharti”, rispose sinceramente la ragazza, ancora immersa nel sonno.
"Mi segua, allora…”
”Ma non s’è ancora alzato il sole...”, disse, con voce impastata.
“Piano, parli piano, e stia certa che sorgerà anche oggi.”
“Sveglio il mio compagno di viaggio…”
“No, deve essere sola, non si fidi di lui, ma solo di me. Le farò da guida. Prenda la pergamena e si vesta in modo adeguato, dobbiamo salire ancora verso l’alto, fa molto freddo, e poi lei dovrà scendere molto in basso.”
“Saggezza orientale?” chiese, durante uno sbadiglio.
“No, fatica occidentale.”
La ragazza preparò in fretta lo zaino. Era stanchissima; avrebbe rimandato di qualche ora. Abbandonava mal volentieri il suo giaciglio di legno e stoffe di lana caprina, la luce dei lumi e delle candele, la camera bianca, decorata con antichi simboli buddisti. Profumo d’essenze antiche, tè, burro e cera.
“Padre santo, dove mi sta portando?”
“Agharti, Aghartta, Agartha, Eden, come preferisce, , "il Regno Inaccessibile.”
“Finalmente, oramai credevo fosse una leggenda.”
"Non lo è.”
”Ma… solo pochi prescelti possono entrarvi”, borbottò Lilly, correndo per tenere il passo del vecchio monaco, che affrontava a piedi nudi salite, rocce e salti a passo spedito, come un ariete sui monti.
"Perché sbuffa e si lamenta tanto: lei ha ricevuto l’addestramento speciale dell’agente segreto tedesco, per affrontare lo sforzo e la mancanza d’ossigeno a queste altitudini!”
"Io sono americana!”
“Tedesca d’Alsazia.”
“E lei come fa a saperlo?”
“Io vedo e prevedo. E dal mio centro leggo tutta la sfera del tempo, dalle origini alla fine. Fortunata donna, sventurata, che ha ottenuto l’invito per visitare l’Inaccessibile. Cammini svelta!”
Il vecchio saggio prese l’andatura di un fulmine a cielo sereno. “La Profezia Perduta attende compimento!”, urlò per farsi sentire, visto che ormai la precedeva di parecchie decine di metri. “Quale profezia?” gridò Lilly.
Il vecchio si fermò per aspettarla, poi disse: “Da millenni tramandiamo oralmente il senso della lingua sacra.”
“Allora sa cosa c’è scritto sulla pergamena?”
“Certo: quattro corpi, quattro segni, per il nome misterioso. Sulla sfera quattro è uno, mentre al centro il santo figlio nell’attesa è della stella e di un nuovo caldo manto. Cinque brama ormai la fiamma e il color dell’alleanza, quella nota vibratoria, per la sacra e giusta guerra che purifica la terra.”
“E’ un rebus simbolico e numerico, non capisco, può significare tutto e il contrario di tutto.” “Ribadisco: è vostro diritto osare, rischiando di non intendere. E’ nostro dovere ignorare, annunciando l’imperscrutabile. La profezia è il passaporto per la liberazione universale. Egli ha condotto qui chi confida intimamente nella Sua venuta, ma solo i segnati nel libro della vita, gli antichi eredi, vedranno l’Ultimo Buddha per riceverlo. Bene, deve impararla a memoria, nell’attesa di trovare un adeguato strumento di traduzione…”
“Come la Stele di Rosetta?”
“L’ha detto, figlia mia… e tale strumento esiste, glielo assicuro, intanto, dica con me: quattro corpi, quattro segni, per il nome misterioso…”
Ripresero il cammino, ripetendo come una nenia la traduzione dell’antico testo. Marciavano su ampie lastre di pietra rossiccia, da cui emergevano ciuffi di muschio ed erba rada. Il sentiero, prima agevole, si fece stretto e impervio. Vette innevate sorvegliavano il loro passaggio. Una luce di prodigiosa purezza accompagnava il sorgere del sole.
Davanti a loro si parò un muro di ghiaccio e un uomo d’oltre due metri. Attendeva, con le braccia incrociate sul petto. Indossava una tuta bianchissima, che si fondeva con la neve, rendendolo poco visibile. Era difficile anche osservarne il volto, giacché i suoi occhi parevano lanciare impulsi fiammeggianti.
“Il mio sentiero termina qui”, disse il monaco, inchinandosi leggermente con le mani giunte, “grazie signorina, vi affido al principe Asket, Guardia Nobile dei Signori della Fiamma.”
“Perché fa tutto questo per me? Non sa neppure come mi chiamo…”
“Aspetterò il suo ritorno, Lillienne Moreau”.
Sapeva perfettamente il suo nome. Il sant’uomo non disse più nulla e consegnò l’antico documento allo strano essere.
Entrarono nel cuore della montagna e camminarono per un tempo indefinito, percorrendo stretti cunicoli e rampe di scale intagliate nella roccia, che scendevano sempre più in basso. La ragazza aveva il cuore in gola per la fatica e la paura, ma doveva e voleva andare in fondo all’impresa.
La bianca guida illuminava il cammino con il suo corpo, che aveva perso la connotazione fisica, per assumere una consistenza eterica indefinibile ma luminosissima. Non camminava come tutti gli umani, levitava ad una ventina di centimetri dal suolo e avanzava senza muovere le gambe.
Avevano fatto un bagno caldo e cenato con parsimonia: legumi, riso e gur-gur tchai in abbondanza. Il compagno di Lilly russava a gonfie vele, ma sotto il cuscino teneva ben stretta una pistola, che dormiva con un occhio solo. Diffidenti i nazisti. La notte viaggiava verso il termine.
“Cosa cerca, signorina?”, bisbigliò una presenza nella penombra.
”Agharti”, rispose sinceramente la ragazza, ancora immersa nel sonno.
"Mi segua, allora…”
”Ma non s’è ancora alzato il sole...”, disse, con voce impastata.
“Piano, parli piano, e stia certa che sorgerà anche oggi.”
“Sveglio il mio compagno di viaggio…”
“No, deve essere sola, non si fidi di lui, ma solo di me. Le farò da guida. Prenda la pergamena e si vesta in modo adeguato, dobbiamo salire ancora verso l’alto, fa molto freddo, e poi lei dovrà scendere molto in basso.”
“Saggezza orientale?” chiese, durante uno sbadiglio.
“No, fatica occidentale.”
La ragazza preparò in fretta lo zaino. Era stanchissima; avrebbe rimandato di qualche ora. Abbandonava mal volentieri il suo giaciglio di legno e stoffe di lana caprina, la luce dei lumi e delle candele, la camera bianca, decorata con antichi simboli buddisti. Profumo d’essenze antiche, tè, burro e cera.
“Padre santo, dove mi sta portando?”
“Agharti, Aghartta, Agartha, Eden, come preferisce, , "il Regno Inaccessibile.”
“Finalmente, oramai credevo fosse una leggenda.”
"Non lo è.”
”Ma… solo pochi prescelti possono entrarvi”, borbottò Lilly, correndo per tenere il passo del vecchio monaco, che affrontava a piedi nudi salite, rocce e salti a passo spedito, come un ariete sui monti.
"Perché sbuffa e si lamenta tanto: lei ha ricevuto l’addestramento speciale dell’agente segreto tedesco, per affrontare lo sforzo e la mancanza d’ossigeno a queste altitudini!”
"Io sono americana!”
“Tedesca d’Alsazia.”
“E lei come fa a saperlo?”
“Io vedo e prevedo. E dal mio centro leggo tutta la sfera del tempo, dalle origini alla fine. Fortunata donna, sventurata, che ha ottenuto l’invito per visitare l’Inaccessibile. Cammini svelta!”
Il vecchio saggio prese l’andatura di un fulmine a cielo sereno. “La Profezia Perduta attende compimento!”, urlò per farsi sentire, visto che ormai la precedeva di parecchie decine di metri. “Quale profezia?” gridò Lilly.
Il vecchio si fermò per aspettarla, poi disse: “Da millenni tramandiamo oralmente il senso della lingua sacra.”
“Allora sa cosa c’è scritto sulla pergamena?”
“Certo: quattro corpi, quattro segni, per il nome misterioso. Sulla sfera quattro è uno, mentre al centro il santo figlio nell’attesa è della stella e di un nuovo caldo manto. Cinque brama ormai la fiamma e il color dell’alleanza, quella nota vibratoria, per la sacra e giusta guerra che purifica la terra.”
“E’ un rebus simbolico e numerico, non capisco, può significare tutto e il contrario di tutto.” “Ribadisco: è vostro diritto osare, rischiando di non intendere. E’ nostro dovere ignorare, annunciando l’imperscrutabile. La profezia è il passaporto per la liberazione universale. Egli ha condotto qui chi confida intimamente nella Sua venuta, ma solo i segnati nel libro della vita, gli antichi eredi, vedranno l’Ultimo Buddha per riceverlo. Bene, deve impararla a memoria, nell’attesa di trovare un adeguato strumento di traduzione…”
“Come la Stele di Rosetta?”
“L’ha detto, figlia mia… e tale strumento esiste, glielo assicuro, intanto, dica con me: quattro corpi, quattro segni, per il nome misterioso…”
Ripresero il cammino, ripetendo come una nenia la traduzione dell’antico testo. Marciavano su ampie lastre di pietra rossiccia, da cui emergevano ciuffi di muschio ed erba rada. Il sentiero, prima agevole, si fece stretto e impervio. Vette innevate sorvegliavano il loro passaggio. Una luce di prodigiosa purezza accompagnava il sorgere del sole.
Davanti a loro si parò un muro di ghiaccio e un uomo d’oltre due metri. Attendeva, con le braccia incrociate sul petto. Indossava una tuta bianchissima, che si fondeva con la neve, rendendolo poco visibile. Era difficile anche osservarne il volto, giacché i suoi occhi parevano lanciare impulsi fiammeggianti.
“Il mio sentiero termina qui”, disse il monaco, inchinandosi leggermente con le mani giunte, “grazie signorina, vi affido al principe Asket, Guardia Nobile dei Signori della Fiamma.”
“Perché fa tutto questo per me? Non sa neppure come mi chiamo…”
“Aspetterò il suo ritorno, Lillienne Moreau”.
Sapeva perfettamente il suo nome. Il sant’uomo non disse più nulla e consegnò l’antico documento allo strano essere.
Entrarono nel cuore della montagna e camminarono per un tempo indefinito, percorrendo stretti cunicoli e rampe di scale intagliate nella roccia, che scendevano sempre più in basso. La ragazza aveva il cuore in gola per la fatica e la paura, ma doveva e voleva andare in fondo all’impresa.
La bianca guida illuminava il cammino con il suo corpo, che aveva perso la connotazione fisica, per assumere una consistenza eterica indefinibile ma luminosissima. Non camminava come tutti gli umani, levitava ad una ventina di centimetri dal suolo e avanzava senza muovere le gambe.