Tutti gli esseri umani hanno diritto all’anima divina, non solo gli Yahùd!
Ank, il soffio vitale d’Aton, Figlio di Ra, il suo Spirito Santo, sarà trasmesso ad ogni cellula uomo. Allora tutti quelli che avranno l’albero della vita originario, fin dall’inizio del mondo, saranno mutati in un lampo, leveranno le mani al cielo per giurare e confermare il patto dell’alleanza con gli Elòim Creatori.
Ank, il soffio vitale d’Aton, Figlio di Ra, il suo Spirito Santo, sarà trasmesso ad ogni cellula uomo. Allora tutti quelli che avranno l’albero della vita originario, fin dall’inizio del mondo, saranno mutati in un lampo, leveranno le mani al cielo per giurare e confermare il patto dell’alleanza con gli Elòim Creatori.
Strade di luce
Giovedì 17 giugno 1943. Tempo fermo
Avevano abbandonato da tempo le pareti di roccia naturale, trasudanti acqua pura e vene metallifere, per entrare in un complesso artificiale di corridoi, piccole stanze circolari, scale mobili, pavimenti semoventi come nastri trasportatori. L’impianto aveva una consistenza non proprio materiale, come se fosse realizzato impiegando luce solida.
Giunsero sotto ad un corridoio verticale e furono attratti verso l’alto. Calamitati dolcemente, ascesero percorrendo quel budello illuminato da un tenue bagliore verdognolo, che pareva non provenire da nessun punto, ma tutto inondava. Si ritrovarono in una specie d’anticamera, davanti ad un’ampia vetrata argentata, traslucida, che si aprì per dare accesso ad una maestosa sala ottagonale, completamente vuota. Davanti a loro, su una parete di materiale trasparente, Lilly vide le prime immagini di quella trasferta agli inferi. Erano perfette simulazioni di panorami spaziali. La ragazza riconobbe varie costellazioni, in successione: la proiezione si fermò sul Toro, per poi carrellare dalla rossa Aldebaran, sino ad Alcyone, in tutto il suo splendore di magnitudo tre. La regina delle Pleiadi, dominava il fulgido ammasso stellare venerato dagli antichi greci, che in esso vedevano le Sette Sorelle figlie d’Atlante e dell'oceanina Pleione: Alcyone, Asterope, Celaeno, Electra, Maia, Merope, Taygeta. Tutti gli antichi le onoravano: dagli egiziani, che orientavano il tempio di Hator verso quegli astri, alla tribù africana dei Dogon, sino ai Lakota Sioux.
“Siamo arrivati?”, chiese Lilly Moreau. L’essere che l’aveva condotta fin lì, spezzò finalmente un silenzio durato un tempo prossimo all’eternità: “Benvenuta nel Regno del Divino Padre… sei un’esperta in misteri e certamente capirai in fretta… quelle sono le Pleiadi, le riconosci, vero?”
“Sì, mi hanno sempre affascinato.”
“E’ nostalgia, anche se tu non puoi ricordare, come la maggior parte degli esseri umani, sempre più schiavi e meno signori dell’universo. Hanno perduto le cognizioni fondamentali di un lontano passato, quando erano in perfetta comunione con la natura. Ormai, riescono ad utilizzare solo il dieci per cento delle loro facoltà.”
“Ne convengo, eppure, io, ho sempre intuito che esistono alieni, arrivati nel nostro sistema solare migliaia d’anni fa. Voi ci controllate a distanza e c’ingannate: in guardia, Re del Mondo, ce la pagherai!”
“Se sapessi ridere, riderei, sei spassosa. Io non sono il Re del Mondo. Nessun umano, dopo l’ultimo diluvio universale, può incontrare il Re del Mondo, né tanto meno entrare nella Città degli Smeraldi. Alcuni esperti, derisi e disprezzati dalla scienza ufficiale, credono che due grandi oceani della terra, ad est e ad ovest, siano stati due continenti. E stimano bene. Scomparirono, inghiottiti dalla Grande Acqua, ma i loro popoli passarono nel principato sotterraneo e noi li aiutammo a non perire. Da allora ben pochi giunsero sin qui dalla superficie: per te abbiamo fatto un’eccezione, perché sei sincera e cerchi la verità con amore.”
“In che senso, principe Asket?”
“Ragazza, non puoi nascondermi nulla, per me sei un libro aperto. Vorresti guardare il Volto di Dio e sentire la Sua Voce, come Mosè, come Elia, come Enoch, non per curiosità ma perché lo desideri con tutta te stessa. Nessuno lo può, anche se… Lilly Moreau, la preferita di Heinrich Himmler, ne vedrà l’alito divino e ne riceverà la luce.”
”Come fa a sapere tutto questo?
“L’ho letto nella tua mente.”
”Allora era è lei l’intruso… durante il cammino, sentivo una voce inquieta che mi domandava come stavo, e insisteva… in varie lingue.”
“Ti sbagli, non so cosa sia l’ansia, l’inquietudine è soltanto tua; io m’interessavo solo alla resistenza fisica. Se avessi lo smisurato amor proprio degli esseri umani, potrei affermare che sei stata maleducata a non rispondermi, ma tu non sai comunicare telepaticamente”.
“Credevo che fosse la mia illimitata immaginazione a parlarmi.”
“Tutto quello che immagini esiste, nella quarta dimensione e in quelle superiori, ma ora procediamo”, concluse asciutto Asket.
L’alieno dispose quattro piccole piramidi metalliche in cerchio, nella stanza ottagonale vuota, e pregò l’ospite di seguirlo. Uscirono per raggiungere un abitacolo attiguo, dove frusciavano innumerevoli schermi d’enigmatiche strumentazioni. Una parete densa e compatta, divenne progressivamente trasparente. Creava una perfetta illusione di continuità spaziale con la stanza che avevano appena abbandonato. Lilly la toccò: era solida, invalicabile come un muro di cemento armato.
Asket le porse un casco speciale, insonorizzato e schermato. La invitò ad indossarlo e pigiò un pulsante. Comparve dal nulla una consolle di comando, al centro della quale ruotava un disco d’oro: “Ora osserva con attenzione e non farti prendere dal panico.”
“E perché dovrei, nella mia breve vita ho visto cose che voi alieni non immaginereste neppure. Scopi, eventi e ragioni che possono spappolare ogni fede e speranza: Hitler urlare come un ossesso; l’Europa invasa dai mostri; i maghi, gli indovini spadroneggiare nell’ombra; i popoli plagiati dal male, disposti a farsi massacrare senza ribellarsi, me stessa condannata al silenzio di fronte all’arroganza padrona del mondo, e… lo spirito vinto.”
“Questo mai! Non bestemmiare. Sei arrabbiata, come un’anarchica ribelle che lavora per i nazisti: ineffabile e pericolosa incongruenza. Sei coraggiosa a vivere nella casa del tiranno servendolo, ed abile a mascherare le tue intenzioni, sei degna della più antica tradizione cinese! Quella che a te sembra debolezza e vigliaccheria, è la tua forza: hai un’innata predisposizione per i complotti: per questo ti abbiamo chiamato.”
“Chiamato?”
“Ragazza, credevi d’essere stata tu a trovarci? La pergamena dell’antica profezia è giunta ad Heinrich Himmler perché ce l’abbiamo portata. I Signori della Fiamma sono tra voi. Basta e adesso procediamo. Controllati, resta in equilibrio. Sappiamo che ne sei capace.”
Le quattro piramidi levitarono in perfetto sincronismo. Raggiunsero la stessa altezza e iniziarono a gonfiarsi di luce e calore, scambiando tra loro energia purissima, espandendosi in volume. Emettevano lampi energetici, d’inaudita intensità. La stanza assunse un aspetto mai visto: si tinse furiosamente di rosso, irradiando insostenibili bagliori violacei. L’aria divenne rovente: tutta l’atmosfera fu pervasa da un suono irreale, insostenibile. La giovane mulatta cadde riversa a terra e serrò gli occhi, comprimendo il casco fra le braccia.
“E’ terribile! Sto per scoppiare, aiuto!”
“Tranquillizzati, non andrai in pezzi, te lo assicuro. Allontana la paura.”
Difficile mantenersi impassibili in quel caos di rumori cupi e indistinti. Sembrava un’orchestra dissonante, un’accozzaglia di martellamenti, ruggiti, boati, fruscii, senza ritmo né melodia. L’ondata sonora divenne unica e acutissima, sino a non poter più essere udita da orecchio umano. La tempesta si acquietò improvvisamente. Silenzio.
Lilly poté risollevare il capo. Vide uno spettacolo fenomenale: lo spazio vuoto era stato invaso da una sfera dorata, che levitava quieta e dalla quale si dipartiva una griglia di raggi luminosi che si perdevano all’infinito, oltrepassando le pareti. Strade di luce accecante.
Avevano abbandonato da tempo le pareti di roccia naturale, trasudanti acqua pura e vene metallifere, per entrare in un complesso artificiale di corridoi, piccole stanze circolari, scale mobili, pavimenti semoventi come nastri trasportatori. L’impianto aveva una consistenza non proprio materiale, come se fosse realizzato impiegando luce solida.
Giunsero sotto ad un corridoio verticale e furono attratti verso l’alto. Calamitati dolcemente, ascesero percorrendo quel budello illuminato da un tenue bagliore verdognolo, che pareva non provenire da nessun punto, ma tutto inondava. Si ritrovarono in una specie d’anticamera, davanti ad un’ampia vetrata argentata, traslucida, che si aprì per dare accesso ad una maestosa sala ottagonale, completamente vuota. Davanti a loro, su una parete di materiale trasparente, Lilly vide le prime immagini di quella trasferta agli inferi. Erano perfette simulazioni di panorami spaziali. La ragazza riconobbe varie costellazioni, in successione: la proiezione si fermò sul Toro, per poi carrellare dalla rossa Aldebaran, sino ad Alcyone, in tutto il suo splendore di magnitudo tre. La regina delle Pleiadi, dominava il fulgido ammasso stellare venerato dagli antichi greci, che in esso vedevano le Sette Sorelle figlie d’Atlante e dell'oceanina Pleione: Alcyone, Asterope, Celaeno, Electra, Maia, Merope, Taygeta. Tutti gli antichi le onoravano: dagli egiziani, che orientavano il tempio di Hator verso quegli astri, alla tribù africana dei Dogon, sino ai Lakota Sioux.
“Siamo arrivati?”, chiese Lilly Moreau. L’essere che l’aveva condotta fin lì, spezzò finalmente un silenzio durato un tempo prossimo all’eternità: “Benvenuta nel Regno del Divino Padre… sei un’esperta in misteri e certamente capirai in fretta… quelle sono le Pleiadi, le riconosci, vero?”
“Sì, mi hanno sempre affascinato.”
“E’ nostalgia, anche se tu non puoi ricordare, come la maggior parte degli esseri umani, sempre più schiavi e meno signori dell’universo. Hanno perduto le cognizioni fondamentali di un lontano passato, quando erano in perfetta comunione con la natura. Ormai, riescono ad utilizzare solo il dieci per cento delle loro facoltà.”
“Ne convengo, eppure, io, ho sempre intuito che esistono alieni, arrivati nel nostro sistema solare migliaia d’anni fa. Voi ci controllate a distanza e c’ingannate: in guardia, Re del Mondo, ce la pagherai!”
“Se sapessi ridere, riderei, sei spassosa. Io non sono il Re del Mondo. Nessun umano, dopo l’ultimo diluvio universale, può incontrare il Re del Mondo, né tanto meno entrare nella Città degli Smeraldi. Alcuni esperti, derisi e disprezzati dalla scienza ufficiale, credono che due grandi oceani della terra, ad est e ad ovest, siano stati due continenti. E stimano bene. Scomparirono, inghiottiti dalla Grande Acqua, ma i loro popoli passarono nel principato sotterraneo e noi li aiutammo a non perire. Da allora ben pochi giunsero sin qui dalla superficie: per te abbiamo fatto un’eccezione, perché sei sincera e cerchi la verità con amore.”
“In che senso, principe Asket?”
“Ragazza, non puoi nascondermi nulla, per me sei un libro aperto. Vorresti guardare il Volto di Dio e sentire la Sua Voce, come Mosè, come Elia, come Enoch, non per curiosità ma perché lo desideri con tutta te stessa. Nessuno lo può, anche se… Lilly Moreau, la preferita di Heinrich Himmler, ne vedrà l’alito divino e ne riceverà la luce.”
”Come fa a sapere tutto questo?
“L’ho letto nella tua mente.”
”Allora era è lei l’intruso… durante il cammino, sentivo una voce inquieta che mi domandava come stavo, e insisteva… in varie lingue.”
“Ti sbagli, non so cosa sia l’ansia, l’inquietudine è soltanto tua; io m’interessavo solo alla resistenza fisica. Se avessi lo smisurato amor proprio degli esseri umani, potrei affermare che sei stata maleducata a non rispondermi, ma tu non sai comunicare telepaticamente”.
“Credevo che fosse la mia illimitata immaginazione a parlarmi.”
“Tutto quello che immagini esiste, nella quarta dimensione e in quelle superiori, ma ora procediamo”, concluse asciutto Asket.
L’alieno dispose quattro piccole piramidi metalliche in cerchio, nella stanza ottagonale vuota, e pregò l’ospite di seguirlo. Uscirono per raggiungere un abitacolo attiguo, dove frusciavano innumerevoli schermi d’enigmatiche strumentazioni. Una parete densa e compatta, divenne progressivamente trasparente. Creava una perfetta illusione di continuità spaziale con la stanza che avevano appena abbandonato. Lilly la toccò: era solida, invalicabile come un muro di cemento armato.
Asket le porse un casco speciale, insonorizzato e schermato. La invitò ad indossarlo e pigiò un pulsante. Comparve dal nulla una consolle di comando, al centro della quale ruotava un disco d’oro: “Ora osserva con attenzione e non farti prendere dal panico.”
“E perché dovrei, nella mia breve vita ho visto cose che voi alieni non immaginereste neppure. Scopi, eventi e ragioni che possono spappolare ogni fede e speranza: Hitler urlare come un ossesso; l’Europa invasa dai mostri; i maghi, gli indovini spadroneggiare nell’ombra; i popoli plagiati dal male, disposti a farsi massacrare senza ribellarsi, me stessa condannata al silenzio di fronte all’arroganza padrona del mondo, e… lo spirito vinto.”
“Questo mai! Non bestemmiare. Sei arrabbiata, come un’anarchica ribelle che lavora per i nazisti: ineffabile e pericolosa incongruenza. Sei coraggiosa a vivere nella casa del tiranno servendolo, ed abile a mascherare le tue intenzioni, sei degna della più antica tradizione cinese! Quella che a te sembra debolezza e vigliaccheria, è la tua forza: hai un’innata predisposizione per i complotti: per questo ti abbiamo chiamato.”
“Chiamato?”
“Ragazza, credevi d’essere stata tu a trovarci? La pergamena dell’antica profezia è giunta ad Heinrich Himmler perché ce l’abbiamo portata. I Signori della Fiamma sono tra voi. Basta e adesso procediamo. Controllati, resta in equilibrio. Sappiamo che ne sei capace.”
Le quattro piramidi levitarono in perfetto sincronismo. Raggiunsero la stessa altezza e iniziarono a gonfiarsi di luce e calore, scambiando tra loro energia purissima, espandendosi in volume. Emettevano lampi energetici, d’inaudita intensità. La stanza assunse un aspetto mai visto: si tinse furiosamente di rosso, irradiando insostenibili bagliori violacei. L’aria divenne rovente: tutta l’atmosfera fu pervasa da un suono irreale, insostenibile. La giovane mulatta cadde riversa a terra e serrò gli occhi, comprimendo il casco fra le braccia.
“E’ terribile! Sto per scoppiare, aiuto!”
“Tranquillizzati, non andrai in pezzi, te lo assicuro. Allontana la paura.”
Difficile mantenersi impassibili in quel caos di rumori cupi e indistinti. Sembrava un’orchestra dissonante, un’accozzaglia di martellamenti, ruggiti, boati, fruscii, senza ritmo né melodia. L’ondata sonora divenne unica e acutissima, sino a non poter più essere udita da orecchio umano. La tempesta si acquietò improvvisamente. Silenzio.
Lilly poté risollevare il capo. Vide uno spettacolo fenomenale: lo spazio vuoto era stato invaso da una sfera dorata, che levitava quieta e dalla quale si dipartiva una griglia di raggi luminosi che si perdevano all’infinito, oltrepassando le pareti. Strade di luce accecante.